Prima di tutto i fatti: da oggi, l’Agenzia delle Entrate avrà la facoltà (e ne siamo certi: la utilizzerà) di accedere ad ogni rapporto finanziario intercorso durante il 2013 tra ciascun contribuente italiano ed il suo istituto bancario. Più precisamente, il Provvedimento 18269 emanato dal Direttore dell’Agenzia richiede ad ogni intermediario finanziario operante sul territorio italiano di comunicare, appunto entro il 2 marzo, tutti i rapporti instauratisi nel 2013; il termine per la comunicazione dei dati relativi al 2014 è fissata invece per il 29 maggio.
Niente di nuovo sotto il sole: i più attenti ricorderanno infatti che la decisione fu presa per la prima volta nel 2007 per quanto riguarda le comunicazioni mensili, e nel 2010 per le comunicazioni annuali. Il ritorno in auge della questione è dovuto al fatto che per 2013 e 2014 era (stranamente, ci concederete) stata disposta, sempre per mano dell’Agenzia delle Entrate, l’interruzione del flusso di informazioni. Il recente provvedimento strutturalizza ciò che da oggi in poi diventerà prassi: dal 2016, entro il 15 febbraio andranno comunicati i dati annuali dell’anno solare precedente. Analizzando nel dettaglio il documento, si nota come i dati da comunicare posseggano un livello di dettaglio notevole: non solo saldi di conti correnti, ma persino il numero volte in cui un titolare abbia avuto accesso alla propria cassetta di sicurezza. Ma non è finita qui: anche i “non-titolari di rapporto” sono interessati dal provvedimento. Le banche dovranno infatti trasmettere anche le operazioni “allo sportello” (come prelievi di contante presso una banca diversa dalla propria, oppure acquisto di valuta estera), a prescindere che si parli di 10 o 10.000€. Tutto normale?
Il punto nevralgico della questione è l’utilizzo che l’Agenzia delle Entrate farà dei suddetti dati. Il Decreto Legge 201 del dicembre 2011 varato dal governo Monti stabiliva che le informazioni dovessero esclusivamente essere impiegate al fine di redigere delle liste di controllo selettive (“sono utilizzate dall’Agenzia delle entrate per la individuazione dei contribuenti a maggior rischio di evasione da sottoporre a controllo”). Con la recente legge di stabilità approvata dal governo Renzi si passa dalla padella alla brace, dal momento che si legittima un uso molto più ampio dei dati annuali, come specificato nell’articolo 1, comma 314: “Oltre che ai fini previsti dall’articolo 7 […] le informazioni comunicate […] sono utilizzate dall’Agenzia delle entrate per le analisi del rischio di evasione. Le medesime informazioni, inclusive del valore medio di giacenza annuo di depositi e conti correnti bancari e postali, sono altresì utilizzate ai fini della semplificazione degli adempimenti dei cittadini in merito alla compilazione della dichiarazione sostitutiva unica […] nonché in sede di controllo sulla veridicità dei dati dichiarati nella medesima dichiarazione”. Le procedure sottostanti le “analisi del rischio di evasione” sono ancora in attesa di essere ufficialmente rese note, ma, per esperienza, tenderemmo ad adottare un’interpretazione estensiva del concetto e, molto probabilmente lesiva della libertà individuale.
Chiara e decisa deve essere la posizione contro questi provvedimenti infidi e liberticidi: infidi perché sempre più spesso la vera natura dell’atto è mascherata dietro al sempreverde e pericoloso ricorso al ragionamento del “tutto è lecito pur di combattere l’evasione fiscale”; liberticidi perché attraverso un innegabile condizionamento, perseguito per mezzo del controllo sistematico, questo Stato osservatore, sempre più impostato sulla “cultura del sospetto”, commette un vero e proprio atto di violenza nei confronti delle scelte economiche del singolo individuo e, dal momento che la libertà economica è condizione necessaria e presupposto irrinunciabile di quella individuale, anche verso quest’ultima. Contro i benpensanti statalisti che sistematicamente si inchinano al Fisco, contro i salotti buoni della stampa, che “come facciamo a criticare? È per la lotta all’evasione!”, e contro i vari organi presunti garanti delle libertà democratiche fondamentali, sempre pronti a questionare su cavilli burocratici ma altrettanto sempre colpevolmente muti quando un ente statale compie impunite intrusioni all’interno della vita privata dei cittadini siamo, oggi come sempre, #dallapartedeglioppressi.
Gianluca Franti
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